L’Helicobacter Pylori è un batterio che vive nello stomaco umano e che, in alcuni casi, può causare un’infezione. Non sempre provoca sintomi. Ecco come si fa la diagnosi
L’Helicobacter Pylori è un batterio che vive nello stomaco umano e che, in alcuni casi, può causare un’infezione. È molto diffuso nella popolazione tanto che, secondo i dati dell’Istituto superiore della sanità, è presente nello stomaco di circa 25 milioni di italiani.
Il termine helicobacter significa “batterio a forma di spirale”, mentre pylori indica il sito dove si sviluppa più facilmente l’infezione causata dal batterio, cioè il piloro, il tratto terminale dello stomaco che lo congiunge all’intestino tenue.
Nella maggior parte delle persone, se l’organismo si conserva in equilibrio e le difese immunitarie sono solide l’infezione non provoca sintomi. Questa può, però, diventare pericolosa quando, in condizioni di squilibrio immunitario, le scorie metaboliche di questo batterio determinano un danno cellulare.
Solitamente l’Helicobacter Pylori colonizza lo stomaco dell’ospite umano nell’infanzia, ma può avere conseguenze in età adulta. Questo batterio è stato scoperto molto di recente: nel 1982, i due medici australiani Robin Warren e Barry Marshall lo isolano per la prima volta e sembra essere il miglior candidato per spiegare lo sviluppo dell’ulcera gastrica e duodenale. Precedentemente si pensava che fosse provocata prevalentemente dallo stress o, talvolta, dall’assunzione di cibi acidi o molto piccanti.
Come si trasmette l’Helicobacter Pylori
L’Helicobacter Pylori è un batterio insolito per il fatto che riesce a sopravvivere nell’ambiente molto acido dello stomaco. Questo è possibile perché produce un enzima, detto ureasi, che gli permette di penetrare nella mucosa dello stomaco.
In altre parole, riesce a crearsi un microambiente adatto al suo insediamento e favorevole alla sua riproduzione. Nel corso della vita, il batterio produce delle sostanze che hanno un effetto lesivo sulla mucosa gastrica, favorendone così l’infiammazione (gastrite) e l’erosione (ulcera).
Per quanto riguarda il contagio, le modalità con cui l’Helicobacter Pylori si trasmette non sono ancora ben chiare. La modalità di trasmissione più probabile è quella da persona a persona, attraverso contatti diretti per via orale e oro-fecale. Il batterio è stato ritrovato, infatti, sia nelle feci che nella saliva.
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Il batterio si trasmette principalmente mangiando alimenti contaminati o bevendo acqua contaminata da liquidi gastrointestinali provenienti da persone infette. Può, inoltre, trasmettersi da persona a persona attraverso il contatto diretto con la saliva, il vomito o le feci di persone già infette. Proprio per questo motivo è molto più diffuso dove sussistono condizioni di scarsa igiene ambientale, tipiche dei Paesi in via di sviluppo.
L’unica prevenzione possibile consiste, dunque, nel rispetto delle normali abitudini igieniche: lavarsi le mani prima di manipolare o mangiare gli alimenti, uso individuale degli strumenti per la pulizia della bocca, ecc. Infine, è sempre utile lavare bene gli alimenti, evitando quando possibile di consumarli crudi.
Helicobacter Pylori sintomi
Nella maggioranza dei casi (80-85%) l’infezione da Helicobacter Pylori decorre in maniera asintomatica o paucisintomatica (sintomi lievi, quasi impercettibili). La sua presenza non è, infatti, sinonimo di malattia. I sintomi più comuni sono:
- bruciore di stomaco
- difficoltà di digestione (dispepsia)
- dolore nella parte alta dell’addome
- nausea
- perdita di appetito
- gonfiore
- vomito.
Ci sono, inoltre, alcuni sintomi importanti quali:
- astenia e/o anemia
- dolore all’addome di forte intensità e/o ricorrente
- dimagrimento
- febbre
- vomito alimentare non responsivo a terapia
- vomito con sangue
- feci nere.
Quali sono le conseguenze dell’infezione da Helicobacter Pylori
L’infezione da Helicobacter avviene solitamente nella prima infanzia, ma la comparsa dei disturbi gastrici si manifesta in età adulta. Come già detto, l’infezione può rimanere asintomatica per tutta la vita. In altri casi, invece, può portare di produrre una sostanza in grado di ridurre l’acidità presente nello stomaco e creare un quadro infiammatorio locale.
L’infiammazione può, dunque, progredire verso patologie importanti quali gastrite cronica, dispepsia non ulcerosa, ulcera peptica e cancro allo stomaco. Quest’ultimo, infatti, è associato all’Helicobacter nel 70-80% dei casi. In ogni caso, l’associazione tra la presenza del batterio e lo sviluppo della malattia è complessa e può dipendere anche da altri fattori
L’infezione da Helicobacter Pylori può, infine, essere associata anche ad anemia da carenza di ferro (sideropenica).
Come si fa la diagnosi
Per diagnosticare l’infezione esistono diversi metodi:
- test sierologici, che consistono nella ricerca nel sangue di anticorpi IgG specificamente diretti contro H. pylori (sensibilità e specificità 80%-95%, a seconda del kit utilizzato)
- test del respiro, o breath test. Dopo aver somministrato al paziente dell’urea marcata radioattivamente, si misura la quantità di anidride carbonica emessa con l’espirazione. Questo gas è il prodotto metabolico del batterio in presenza di urea (sensibilità e specificità 94-98%)
- esame delle feci, che consente di rilevare nel campione di feci la presenza di batteri responsabili di infezioni gastrointestinali. Sul campione fecale sono effettuate valutazioni sul colore, odore e consistenza, e valutazioni chimiche e microbiologiche
- gastroscopia. Durante l’esame sono prelevati campioni della mucosa dello stomaco e del duodeno (biopsia), per analizzarli al microscopio alla ricerca del batterio. Questo esame è considerato lo standard ottimale per la diagnosi dell’ulcera. È indicato soprattutto dopo i 60 anni di età, in presenza di disturbi più gravi che facciano sospettare l’infezione o in presenza di familiari con cancro dello stomaco.
L’infezione da Helicobacter Pylori, quando associata alla presenza di sintomi e/o allo sviluppo di complicanze, è trattata con una terapia a base di farmaci antibiotici per 10-14 giorni per eliminare l’infezione. Generalmente si associa un protettore gastrico per 4-6 settimane circa.
Alla Clinica Bianchi è possibile fare una visita gastroenterologica, che viene eseguita per individuare le patologie di natura gastroenterologica riguardanti tutti gli organi coinvolti nel processo digestivo: esofago, stomaco, intestino tenue, fegato, pancreas, colon, retto, canale anale, ecc.